giovedì 19 maggio 2016

Sogni o ricordi?

Ci sono sogni che non sbiadiscono con il sorgere del sole,
ne sa qualcosa Duncan O’Connor… Ma si tratta di incubi o di ricordi?


Prologo de “Il Varco dell’Apocalisse” (La Guerra degli Elementi – Vol. 2)

Dal Palazzo dei Reggenti, corona del Monte Ighdar, guardo Atlas immutata nella sua millenaria perfezione. Il Gladior risplende nell'ultima luce del crepuscolo, illuminando l'isola con i cangianti riflessi del sole e della luna. Presto, da queste inviolate mura gronderà sangue. Perché finalmente tutto è cambiato.
Le vado incontro con passo deciso; il mantello rosso ondeggia, le sue pieghe sono lingue di fuoco intorno al mio corpo. Ho preso la mia decisione: ormai è tempo di diventare l'uomo che sono destinato ad essere. Pochi passi ancora e niente sarà più come prima, neanche io. Sì, sto andando a morire: sarà la fine di questo immenso dolore, così devastante da impedirmi di ricordare cosa l'ha causato, la fine di scuse e giustificazioni, la fine del personaggio che mi ero costruito intorno come una maschera, una menzogna. E poi, finalmente, sarà la rinascita, e il demone che ho dentro e che per troppo tempo è rimasto intrappolato potrà liberarsi dalle sbarre dell'ipocrisia e abbracciare il vero potere. Intimamente, senza riserve.
Un passo ancora. Sono di fronte a lei, famelica e selvaggia. Non ho memoria di ciò che mi ha portato al cospetto della signora della guerra, ma niente di ciò che è stato ha più importanza ormai. La voglio. Lei alza il mento, sfrontata, schiude le labbra carnose ed infuocate. Con una mano le afferro i capelli dietro la nuca e li stringo nel pugno. Mi sorride, negli occhi lo sguardo di una regina certa che il suo suddito le avrebbe obbedito. Mi avvento sulla sua bocca e lei risponde parimenti in un impeto di violenta sensualità.
Il fuoco ci avvolge divampando: la dannazione.

Duncan si svegliò di soprassalto con un urlo incatenato in gola e si guardò attorno, riprendendo contatto con il presente.
[…]
Uscì dal castello, i pugni stretti tanto da far male, le nocche bianche per la tensione, la mascella serrata. Guardò il mare scuro che all'orizzonte si confondeva con il cielo notturno; sperò che il vento si portasse via l'oppressione che lo schiacciava. Notte dopo notte aveva tentato di trovare una spiegazione o, almeno, una scappatoia, ma senza successo. No, non poteva essere lei la donna che aveva visto con Ulkart, nel sogno, ma ormai stava cedendo davanti alla verità, cruda e inaccettabile.


Che i Divini Principi Increati approvino le vostre azioni e guidino la vostra mano

Veronika 

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